. Antefatto: un'importante impresa italiana scava un buco di 20 metri di diametro
per una profondità di circa 25, in un'area centrale della città di Padova (quartiere
città giardino) per realizzare un parcheggio automatizzato sotterraneo. Il buco
sfiora un edificio di certo pregio architettonico (arch Mansutti 1956) ed è posizionato
all'incrocio di due strade interessate da traffico locale di residenti in un area
residenziale di pregio, molto vicina a Prato della Valle. L'iter burocratico dell'opera
parte nel 1993 grazie alla legge 122/89 che prevedeva "la facoltà per i comuni
di concedere ai privati interessati arre pubbliche per la realizzazione di parcheggi
da destinare a pertinenza di immobili privati." Successivamente si ottengono
tutti i pareri necessari. L! a concessione edilizia risale al 3 nov 1999 (giunta
di centro destra insediata da qualche mese), ma la delibera che approvava il bando
pubblico è stata approvata all'unanimità nel 1996 (giunta precedente di centro
sinistra). Martedì 20 febbraio 2001, verso sera, improvvisamente il terreno intorno
al cantiere cede e si verificano degli smottamenti così gravi da rendere necessaria
l'evaquazione urgente dell'intero edificio progettato 44 anni prima da Mansutti.
Altri edifici circostanti subiscono danni. I residenti vengono portati via dalla
protezione civile senza poter raccogliere bagagli e documenti perchè incombeva
il pericolo del crollo. I Vigili del Fuoco iniziano a riempire d'urgenza il buco
con acqua trasportata lì con le autobotti a sirene spiegate; arrivano i tecnici,
i primi politici, i giornalisti ed anche il giudice che poi metterà sotto sequestro
l'area. La mattina dopo il sindaco Giustina Destro incolpa il suo predecessore
Zanonato, che a sua volta reagisce ! incolpando la Destro che ha firmato la concessione.
Dopo due giorni di vergognose ingiurie e demagogici tentativi di strumentalizzazione
politica a scopo elettorale, finalmente il sindaco corregge il tiro dichiarando
"non è colpa mia nè di Zanonato...". Oggi i tecnici sono sotto inchiesta
per disastro colposo, gli sfollati non potranno rientrtare nelle loro case per
molto tempo, l'impresa garantisce i risarcimenti, i periti sono al lavoro, gli
assessori "discutono"...Il mio parere è questo: sono certo che il giudice
Federico Prato farà bene il suo lavoro così come i periti tra i quali sono presenti
autorevoli professori di enorme esperienza, per cui saranno loro a valutare le
responsabilità, fermo restando che in questo caso, purtroppo, il rapporto causa
effetto non pare confutabile. Ci sono alcune cose però che possono essere valutate
e sono cose che riguardano gli interessi generali e la progettazione delle città,
lasciando qui perdere la indecente strumentalizzazione! politica che non risparmia
nemmeno i fatti di cronaca nera. Una prassi ormai comune, da Novi Ligure fino
agli sfollati di Padova non si perde occasione per rilasciare dichiarazioni per
il proprio tornaconto di voti, o per gli indici di ascolto. Tornando alla città,
discutono sul fatto che i parcheggi si devono fare, approvano piani con parking
sotterranei in tutto il centro città, dicono che il progresso non si ferma e che
che quello di Padova è un incidente "che fa parte dei rischi del mestiere".
Il problema non è se bisogna fare i parcheggi oppure no, il problema è il quando,
il dove ed il come. Il quando: se parliamo di centri storici, i parcheggi sotterranei
andavano fatti durante il boom economico e dopo fino agli anni settanta sotto
agli edifici. Questo non è stato fatto. Oggi l'emergenza del traffico cittadino
è talmente grave che pensare nel 2001 di scavare il centro per i parcheggi sotterranei,
è come pensare di curare un malato con tecniche di 30/40 anni fa; è ! una progettualità
arcaica che non tiene conto degli interessi generali, dato che ormai non esiste
più alcuna alternativa plausibile all'eliminazione dell'automobile dal centro.
Anche si decidesse di farli questi parcheggi, essi non risolverebbero il problema
del traffico, forse in qualche caso addirittura svolgerebbero da effetto calamita.
Il dove: i parcheggi vanno fatti fuori, sovra e sottoterra. Ma non sulle porte
cinquecentesche, molto più fuori. E non si tiri in ballo il problema dei trasporti
pubblici, perchè se ci fossero i parcheggi ed il divieto di accesso, il trasporto
pubblico si adeguerebbe; e nemmeno il problema dei commercianti: provate a dire
a quei commercianti che insorsero quando vennero realizzate le prime pedonalizzazioni
che gli riaprite il traffico sui loro bei salottini pedonali e vedrete cosa succede.
La città futura non si può progettare sulle battute di cassa dei negozi del centro,
che dopo un brevissimo periodo di assestamento ne riceveranno com! unque un beneficio,
e nemmeno sulle seconde e terze e quarte e quinte auto dei residenti. Chi è dotato
di un ampio parco macchine deve dimostrare di avere in proprietà o in uso il relativo
parcheggio, altrimenti le parcheggerà negli autosilos fuori città, come fanno
i veneziani e molti giapponesi e molti abitanti di molte città nel mondo. Il comune
non può rilasciare più di un posto residenti per casa non fornita di parcheggio
privato e solo in quelle aree dove questo è possibile dal punto di vista urbanistico.
Infine ogni volta che viene messo in opera un cantierre di ristrutturazione o
di nuova edificazione, un certo numero di parcheggi e più di quelli previsti dagli
standards attuali, devono obbligatoriamente far parte dell'edificio. Il come:
qui il discorso si fa più difficile. Tre giorni dopo il fattaccio di Padova, un
autorevole prof. dell'università di geologia ha dichiarato "...i soliti scavi
all'italiana, per risparmiare non ci interpellano..." Ho già detto che! sarà
il giudice a valutare e su questo preferisco nemmeno affrontare l'argomento perchè
sarebbe troppo grave scoprire una carenza di indagine preliminare idrogeologica.
Il problema è un altro: il fattore e conomico e dei tempi è predominante, come
dice Jaco, per cui qualche volta si costruisce male. Spesso l'elefantiaca burocrazia
è un concime nefasto per atteggiamenti di corruzione più o meno esplicita, spesso
il marketing aziendale delle grandi imprese impone standards al limite del rischio
calcolato. Mi piacerebbe tanto sapere che cosa può interessare agli sfollati di
Padova il fatto che l'impresa (leader nel suo settore) ha scavato lungo il Po
e "non è successo niente" oppure che Berlino è "tutta un buco".
Non c'entra nulla, i parcheggi si devono fare. Il problema è il come, il dove,
il quando. Il problema è che gli interessi dei cittadini vanno tutelati dagli
enti pubblici, anche se gli interessi privati agiscono entro la legge. A cosa
serviva quel buco nell'a! cqua? Una settantina di posti auto da vendere ai privati
a circa 50 milioni, sono ascrivibili nel capitolo delle speculazioni edilizie
e non in quello delle opere di pubblica utilità. Ci dicessero come stanno veramente
le cose, la gente valuterebbe in modo diverso, questi sono cantieri di interesse
legittimo privato e non di interesse generale. L'ente locale e tutte le sue emanazioni,
se il giudice dovesse scoprire delle responsabilità dei tecnici e dell'impresa,
l'ente locale sarà il più responsabile di tutti. Non la giunta attuale o quella
precedente, non la destra o la sinistra, ma l'intera amministrazione che non ha
fatto il suo dovere nel tutelare i suoi cittadini. Io personalmente non ho ricette
nè consigli, posso solo dire che quella che alcuni chiamano responsabilità collettiva
nell'accettare regole che portano a questi fatti, esiste eccome. Nessuno di noi
è escluso, questo è ciò che vogliamo: neo liberismo, sviluppo a tutti i costi,
turbocapitalismo avanzato come lo chiama Luttwak, comprare, consumare, buttare
come dice Jaco. Così facendo e così pensando continueremo a distruggere le città,
senza una seria progettualità sostenibile a medio e lungo termine ma lavorando
per il consenso immediato, continueremo a fare troppi BUCHI NELL'ACQUA.